Molte persone, che sono arrivate in visita all’Eremo, ne sono rimaste colpite, innamorate, e direi ‘ispirate’, come Francesco Bevilacqua che ha scritto questo bellissimo articolo
Eremo di Cetrella
Stupore , meraviglia, passione e tanta bellezza.
Quando l’antico cancelletto di ferro battuto si apre e sullo sfondo del breve viale compare la chiesetta di Santa Maria a Cetrella, ti senti avvolto da un’atmosfera di profonda intimità. Come se qualcuno ti aspettasse per un riposo dell’anima e del corpo, per abbracciarti nel silenzio della montagna a picco sul mare. Il resto del mondo è subito lontano, sopraffatto dallo stupore e dall’incanto di una bellezza assoluta che ti mette in armonia con l’esultanza del creato che ti circonda.
Dentro la piccola chiesa tutto ha sapore di vite vissute: ginocchia che hanno consumato i banchi della preghiera, piedi che hanno lasciato impronte sul pavimento di mattoni. Nell’aria l’eco delle storie e delle pene, dei pianti e dei ringraziamenti per le grazie ricevute che nei secoli l’hanno affollata.
Il silenzio è compatto, soltanto, a tratti, il brivido del vento fra i rami degli ulivi, il canto solitario di qualche uccello. La candela, sempre accesa accanto all’altare, emana una luce protettiva, rassicurante. Sale spontaneo dal cuore un dialogo con noi stessi e con la vita che stiamo attraversando. Lo sguardo dolce della Madonnina di Cetrella, che sovrasta l’altare, riempie ogni spazio. E’ come la carezza di una Mamma che trasmette quiete e pace. Che ti accoglie fra le sue braccia e ti consola.
Trascorrono minuti senza tempo in un’intimità con profumi di eternità, che avvolgono in una luce che arriva da lontano, ma che ti fa sentire in famiglia. Sei arrivato a casa, in quella casa che avevi sognato nella tua ricerca di pace e che finalmente hai trovato. Quando esci dalla chiesetta, ancora immerso in te stesso, scopri, a pochi passi, la terrazza più bella del mondo, a strapiombo sul mare di Capri. L’orizzonte sconfinato a trecento e sessanta gradi, dove sorgono dall’acqua, protesi verso il cielo, i faraglioni, le nuvole scompigliate dal vento, i raggi abbaglianti del sole, che fanno brulicare la marina, offrono uno scenario che arresta il respiro per la potenza e la perfezione di una bellezza unica. Una bellezza che entra in ogni poro della pelle, cancella i limiti della realtà e le misure strette della fragilità umana, per trascinarti in un volo vertiginoso che diventa contemplazione pura, stupore, ringraziamento.
E’ allora che Cetrella si rivela nella sua essenza: un luogo dell’anima dove ogni persona trova una dimensione che fa sentire parte del creato e che, nello stesso tempo, immerge negli spazi più profondi della propria esistenza. Ti senti rinascere a una nuova vita, in una spogliazione catartica che rende tutto essenziale, semplice e infinitamente grande. Ti senti di nuovo capace di stupori e d’incanti, come quando bambino ogni cosa aveva il sapore di una scoperta meravigliosa.
Sono salito a Cetrella la prima volta con mio padre, 55 anni fa. Adolescente, ho conosciuto Carmine e Ottavio. Da allora si è consolidato nei loro confronti qualcosa che è più di un’amicizia. E’ un legame profondo che, nel trascorrere degli anni, è diventato sempre più forte e luminoso. Pienamente e autenticamente umano.
Il lavoro che questi due generosi e coraggiosi fratelli, uniti dallo stesso amore e devozione per Cetrella, hanno svolto, è stato straordinario.
La loro costante presenza, la totale gratuità di un impegno instancabile, sono diventati l’elemento propulsivo e catalizzante non soltanto per tutti gli Anacapresi e Capresi , ma anche per i turisti e pellegrini che approdano sempre numerosi all’eremo. Carmine e Ottavio hanno custodito, difeso, curato Cetrella con la dedizione di chi è profondamente innamorato di quanto stanno facendo.
Con l’intelligenza del cuore hanno raccolto un folto gruppo di persone che hanno condiviso con entusiasmo la loro passione. Insieme si sono dedicati senza risparmi per mantenere vivo e accogliente un luogo difficilmente raggiungibile, spesso danneggiato da intemperie e incendi, che ha richiesto numerosi interventi di manutenzione, alcuni dei quali importanti e impegnativi. Hanno portato sulle loro spalle il materiale necessario per riparare; con pochi attrezzi, a mani nude, hanno ripristinato via , via le ferite subite dall’eremo.
La dedizione, l’amore, la passione, profuse, da Carmine e da Ottavio, insieme con i tanti amici che ne hanno condiviso la sfida di salvare di Cetrella, hanno trasformato l’eremo in uno spazio magico, dove tanti viandanti della vita trovano un rifugio per riscoprire e vivere quella parte migliore di se stessi che il trambusto del mondo spesso impedisce di abitare.
Artisti, scrittori, poeti, imprenditori, aristocratici, marinai, ma soprattutto gente comune, persone di ogni estrazione sociale e provenienza, hanno sostato con commozione in questo avamposto del Paradiso portandosi via nel cuore istanti di eternità.
A tutti è sempre stata offerta una tazzina di caffè o l’invito di condividere il pranzo. Nella lunga tavola di legno del refettorio c’era sempre stato un posto in più per il pellegrino che poteva sopraggiungere. Una tradizione che Carmine e Ottavio hanno voluto mantenere viva nello spirito di una condivisione di ogni cosa.
Ci hanno insegnato che la vera eleganza consiste nel rispettare i valori della vita , mettendosi al loro servizio, senza nulla chiedere e nulla pretendere. Una testimonianza preziosa che induce a sperare nella grandezza dell’uomo. Per merito loro, a Cetrella, si scopre che è possibile credere e vivere nella bellezza.
Grazie Carmine e Ottavio, grazie a tutte le persone che hanno permesso ai viandanti della vita di poter condividere tanta bellezza.
Francesco Bevilacqua